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Carcere di Santo Stefano: il Progetto Ventotene per la nuova generazione di europei

Carcere di Santo Stefano: il Progetto Ventotene per la nuova generazione di europei

Carcere di Santo Stefano: il Progetto Ventotene per la nuova generazione di europei

Trasformare il luogo della prigionia di Sandro Pertini in un cantiere per costruire l’Europa di domani. È questo l’ambizioso compito del Progetto Ventotene, che il governo italiano ha finanziato con un fondo da 70 milioni di euro. L’obiettivo? Dare nuova vita al Carcere dell’Isola di Santo Stefano, a largo di Ventotene. Un luogo che ha un forte legame con la simbologia europea.

Il complesso, costruito a fine Settecento, fu una delle prigioni più utilizzate nel periodo post-unitario, e in particolare modo nel ventennio fascista. Qui venivano infatti esiliati i protagonisti della resistenza sociale e culturale al regime: vi furono incarcerati, tra gli altri, il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini, ma anche Umberto Terracini e Mauro Soccimarro, mentre Giuseppe Di Vittorio, Giorgio Amendola, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi furono “solo” confinati nella vicina Ventotene.

Nel 1941 furono Spinelli e Rossi a scrivere il Manifesto di Ventotene, un pamphlet che gettò le basi culturali e sociali per la costruzione dell’identità europea. Un testo di riferimento anche per noi di AICCRE Lazio, che quotidianamente raccontiamo l’Europa e il suo rapporto con i piccoli comuni della Regione Lazio.

Da carcere a casa della #NextGenerationEU

Dismesso nel 1965, oggi il Carcere di Santo Stefano è un imponente rudere, in pessimo stato di conservazione. Ecco perché, qualche anno fa, l’allora presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, lanciarono l’idea di recuperare il carcere e farlo diventare qualcosa di totalmente diverso.

Finanziato con un intervento dal valore di 70 milioni di euro, Progetto Ventotene è guidato dall’ex europarlamentare del Partito Democratico Silvia Costa, che è stata nominata commissario ad acta. L’obiettivo? Ristrutturare questo edificio di epoca borbonica entro il 2025, quando sarà aperto al pubblico.

Per quella data, Santo Stefano e Ventotene saranno dotate di un centro per l’alta formazione dei giovani europei, un museo, delle residenze artistiche e di un percorso paesaggistico, il tutto ispirato all’Europa e al Manifesto di Ventotene.

Un luogo per la next generation di europei, dove rigenerarsi e generare futuro“. Il commissario Silvia Costa ha descritto così il progetto al Corriere della Sera, in un’intervista pubblicata lo scorso 19 dicembre. A sessant’anni dalla sua dismissione, e ottant’anni dopo la pubblicazione del lavoro di Spinelli e Rossi, Ventotene e Santo Stefano torneranno a essere il centro ideale dell’Europa unita.

Salvo ritardi dovuti all’emergenza sanitaria da Covid-19, i lavori – che verranno appaltati a gennaio grazie a fondi europei – prenderanno il via nella primavera 2021 e avranno come focus il restauro conservativo dell’edificio. Da qui, poi, si potrà procedere con la realizzazione degli ulteriori tasselli di un progetto che darà alla narrazione europea una nuova, importante testimonianza.